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Teatro dal mondo del lavoro

Una rassegna teatrale dove gli spettacoli avranno come tema principale il mondo del lavoro: dalla fabbrica all’agricoltura, dall’artigianato all’imprenditoria, storie di fabbriche dismesse, testimonianze umane di donne e uomini che hanno fatto crescere, con impegno, creatività e sacrificio l’economia italiana negli ultimi secoli.

Programma

Venerdì 27 ottobre alle ore 21.00

MORTI IN PROGRESS

di Antonio Zamberletti

con Luca Maciacchini

La storia di una fabbrica, la storia di un paese, la storia di un lago, la storia dell’Italia dagli anni ’30 ai giorni nostri, tra ironia e amarcord.

Si dice che in amore e in guerra tutto sia concesso, mettendo così sullo stesso piano, in maniera romantica, figurata e colorita, sentimenti ed emozioni sicuramente agli antipodi tra loro, ma talvolta animati dallo stesso, trascinante phatos.
Anche nel mondo del lavoro, nella cinica logica di un costante work in progress che non conosce limiti, spesso neppure etici, molte cose vengono purtroppo concesse.
All’amianto è stato permesso di uccidere decine e decine di migliaia di persone: lavoratori entrati a diretto contatto con lui, i loro familiari, oppure gente che lo incrociato per caso sulla sua strada, senza neppure esserne consapevole.
Morti in progress racconta del più efficiente e spietato serial killer della storia, un assassino silenzioso, letale e invisibile che, quando colpisce, non dà scampo. Morti in progress è la storia della fabbrica Eternit di Casale Monferrato, divenuta la città simbolo delle stragi dell’amianto. E’ il racconto di due persone – immaginarie ma allo stesso tempo reali – la cui vita è cambiata nel momento in cui l’amianto ha sbarrato loro la strada, scrivendo un futuro diverso da quello che immaginavano e sognavano.
Ed è anche la storia di chi conosceva il vero volto del killer, che avrebbe potuto fermarlo e ha preferito non farlo.
Scritto con i moderni canoni del teatro narrazione, accompagnato da musiche e canzoni originali eseguite dal vivo, Morti in progress nasce da un’idea di Cinzia Manzoni del Gruppo Aiuto Mesotelioma.

Produzione Ass.ne TORTUGA

Venerdì 10 novembre alle ore 21.00

IL LAVORO MOBILITA L’UOMO

di Mihai Mircea Butcovan

con Vladi Scolari

Il lavoro mobilita l’uomo è un vero e proprio vademecum per diventare un perfetto partigiano : anticonsumista. Una lotta non al consumo in sé ma al consumo eccessivo. Il protagonista di questa nuova odierna resistenza è Vlad, un immigrato romeno che si presenta in scena vestito in tuta da operaio e scarpe antinfortunistiche, con in mano una cassetta degli attrezzi in plastica. Ma questi non sono altro che strumenti del travestimento di colui che ha capito, e che ha deciso di vivere con poco perché poco gli serve per vivere molto. Attraverso le parole della voce
monologante, lo spettatore assiste così a una sorta di confessione-svelamento: “Ero uno di voi: un abbonato, anzi, un pluri-abbonato. Come voi collezionavo abbonamenti”.
Ma poi, tra uno zapping depressivo e l’altro, al protagonista, leggendo una statistica, si svela la verità. Da qui nasce il impegno, una nuova resistenza. Così al pubblico non resta che prendere appunti e confrontarsi con le tecniche che Vlad impiega per vivere: da come concedersi un caffè al bar, all’utilizzo del telefonino, a come procurarsi da mangiare o come gestire i propri vestiti. Il lavoro mobilita l’uomo è una rivoluzionaria proposta nella lotta quotidiana per sfuggire alle gabbie prima che sia troppo tardi.

Venerdì 25 novembre alle ore 21.00

E’ ACQUA!

di  Davide Vanotti

con Floriano Negri

Regia di Alessandro Ferrara 

Una lavatrice sul fondo limaccioso del lago Maggiore, all’estuario del Toce, è ripescata dalla goletta di Legambiente. È molto arrugginita, l’oblò sigillato, ancora in qualche punto si legge del bianco camuffato di verde e di arancio. Il paranco la deposita sul ponte e l’equipaggio si avvicina piegato per osservare, come dall’interno di un sottomarino, il campione di mondo subacqueo sigillato dentro il rottame. Il capitano avanza con decisione e preme la leva sullo sportello per aprirlo, senza successo. Meditabondo inizia a premere i tasti di plastica sul bordo del parallelepipedo e l’oblò si apre sorprendendo il pubblico. Qualcosa si muove nel torbido: ne esce una forma, un arto all’apparenza. Un soffio di sorpresa in platea: “C’è vita nella lavatrice!” Tutti a bocca aperta davanti allo splendore del figlio della lavatrice, fecondata dal rimestio dell’acqua e dallo scorrere del tempo. Il ragazzo è un coacervo mitologico di ingenuità e purezza. Si guarda intorno sbalordito, lo spazio è immobile ma il mondo è cambiato con la sua nascita. Nel silenzio buio, al centro della sua luce, il pargolo inizia a parlare. In quattro parole vola controcorrente fino alle cascate del Toce e da lì scende a bordo del suo racconto toccando gli alpeggi e gli stabilimenti termali, le centrali idroelettriche, assistendo alle peripezie dei maghi del Crodino, sprofondando negli orridi e arrancando nel fondovalle industriale, fino alle risaie. Alla fine del monologo il figlio ritorna là dov’era stato concepito, fra le grandi labbra della madre lavatrice, nel circolo e ricircolo del tempo acquatico universale.

E gira che ti rigira

la storia si rifà

a spasso per un giorno

o per l’eternità…

 

Produzione Ass.ne Teatro de’ Bisognosi

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